Eventi

1902 - 2002
Cento Anni sul Campanile di Val Montanaia

 

Cento anni fa, esattamente il 17 settembre 1902, nel primo pomeriggio, minacciati dal brontolio dei tuoni, gli alpinisti austriaci Viktor Wolf von Glanwell e Karl Gunter Freiherr von Saar, mettevano per primi i piedi sulla vetta del Campanile di Val Montanaia.
Per la verità, qualche settimana avanti, gli alpinisti triestini Napoleone Cozzi e Alberto Zanutti mancarono per un soffio la conquista dell'incredibile guglia.
Erano arrivati alla traversata chiave ma non la notarono.

Da allora, lungo cento anni di storia alpinistica, catturati dal sogno di pietra, sul più bel campanile del mondo sono saliti migliaia di rocciatori provenienti da tutto il pianeta.
Solo per fare qualche nome: Cassin, Messner, Rebuffat, Carlesso, Gogna, Comici, Aste.
Ma potrei andare avanti ore a segnalare alpinisti famosi che hanno firmato il libro di vetta del Campanile.

Quest'anno ricorre il centenario della prima scalata a quella meraviglia della natura, quel miracolo di equilibrio che ormai è diventato il simbolo della nostra valle.
Per ricordare degnamente l'evento, il CAI e il Comune di Cimolais organizzano festeggiamenti, incontri, dibattiti nei quali, chiamando a pretesto il centenario, si cercherà serenamente di riflettere, di fare il punto sull'alpinismo attuale, sul turismo, ma soprattutto sui pericoli che la natura sta correndo oggi (inquinamento, sovraffollamento automobilistico, abbandono della montagna e altro).
Nessuna ricorrenza meriterebbe attenzione se, una volta passata, lasciasse il tempo che trova. Dovrebbe invece essere uno spunto, fare da scusa nell'affrontare, discutere e, perché no, lanciare idee atte a risolvere almeno qualcuno dei tanti problemi che, nel terzo millennio e in epoca di globalizzazione confusa, minacciano seriamente la montagna e l'entusiasmo dei montanari.
Credo sia dovere di tutti salvaguardare quelle bellezze che noi abbiamo avuto la fortuna di godere e che ci hanno aiutato a vivere. Non foss'altro che per rispetto, ma direi anche affetto, verso coloro che verranno dopo di noi.

Mauro Corona

 

foto: D. Stivella